Il miracolo di Sant’Andrea
Questa leggenda è ambientata nel periodo più florido di Amalfi, quando le vestigia del corpo di S. Andrea erano già state traslate da Patrasso, in Grecia, alla cittadina costiera.
Si narra che in una cupa notte del Medioevo, il pirata saraceno Ariadeno Barbarossa sferrò un poderoso attacco alla città di Amalfi con lo scopo di saccheggiarla e distruggerla. Le sentinelle diedero l’allarme dalle torri di avvistamento e i cittadini, presi dal panico, avevano intenzione di fuggire. Alcuni fedeli però si recarono sulla tomba dell’Apostolo, a implorare e pregare insieme il miracolo.
Quando già la sfiducia li aveva pervasi e i pirati erano arrivati, un fortissimo vento si levò, e trascinò i filibustieri al largo. A questo punto un tuono squarciò e un fulmine si abbattè in mare. Gli elementi atmosferici si accanirono sulle navi. Pioggia, vento e mare distrussero e affondarono l’armata nemica e lo stesso Ariadeno Barbarossa perse la vita.
La città era salva, i popolani inneggiarono canti al Signore e al Santo Protettore perché li aveva salvati.
Maria Giovanna d’Aragona
Una delle leggende più conosciute di Amalfi, ma che trova varie versioni, è quella che vede come protagonista la regina Maria Giovanna d’Aragona, sorella del principe Filippo e discendente per parte di padre del re Ferdinando I.
Com’è noto Amalfi, la prima Repubblica marinara, intratteneva rapporti commerciali con l’Oriente. Le merci che venivano comprate o barattate erano trasferite sulle torri di avvistamento sparse per tutto il territorio costiero della Repubblica, che abbracciava il territorio compreso tra Vietri sul Mare e Meta di Sorrento.
Nel 1490 Giovanna d’Aragona sposò Alfonso Piccolomini, erede del duca di Amalfi. Alla morte del marito la bella Giovanna, appena ventenne, si occupò dell’educazione dei due figli Caterina e Alfonso.
Al servizio della duchessa arrivò un avvenente maggiordomo, colto e dai modi raffinati, Antonio Bologna. Le sue doti fecero breccia nel cuore della giovane vedova e per i due incominciò un’appassionata storia d’amore da cui nacquero tre figli. Il loro matrimonio era stato tenuto segreto, nel timore di suscitare le ire dei due potenti fratelli della duchessa: il cardinale Lodovico e il marchese Carlo.
Probabilmente fu proprio la differente condizione sociale dello sposo a rendere inaccettabile tale unione. Fatto sta che quando i due fratelli ne vennero a conoscenza Antonio fuggì e fu costretto a continui spostamenti per sottrarsi alla vendetta dei due fratelli, che lo fecero pugnalare a Milano.
Quanto a Giovanna, si sa che fu fatta prigioniera e rinchiusa con la sua fedele cameriera e i suoi figli in una torre di Amalfi dove pochi giorni dopo furono trucidati. La loro prigione secondo la tradizione locale sarebbe stata la torre dello Ziro. Si narra inoltre che l’anima della regina vaghi per la torre in cerca della libertà di cui fu privata dai suoi fratelli.
Il miracolo del latte
La leggenda in questione è denominata il “miracolo del latte” e prende in considerazione un evento miracoloso avvenuto nel Cinquecento e riguardante la statua lignea della Madonna delle Grazie donata da Don Giulio Cesare Bonito, nobile napoletano, all’omonima chiesa pogerolese (Pogerola è una frazione di Amalfi) dov’è tuttora conservata.
La particolarità di questa statua consiste nel fatto che, incastonata nel seno destro, vi è una pietruzza grigia sulla quale la tradizione orale vuole che sia caduta una goccia di latte della Madonna mentre allattava Gesù.
Alle ore 14 del 14 Agosto 1500 le campane della chiesa della Madonna delle Grazie cominciarono a suonare a festa. Il parroco del tempo e i pogerolesi accorsi subito con meraviglia, notarono che la chiesa era chiusa (al campanile si accedeva solo dall’interno).
Entrando notarono che dal seno della statua della Madonna sgorgava una grande quantità di latte. Subito venne chiamato l’Arcivescovo del tempo che, verificato il fatto prodigioso, fece rinchiudere la pietrina in un ampolla. Da quel giorno ogni anno viene celebrata, nello stesso giorno, una solenne funzione durante la quale la pietruzza da grigia diventa bianca.
VEDERE, VISITARE, TROVARE: è possibile venire a conoscenza di queste leggende solo chiedendo agli abitanti del posto
OPPORTUNITA’: ad opera degli enti turistici locali potrebbe pubblicarsi un opuscolo nel quale raccogliere tutti i miti e le leggende della Costiera amalfitana. Simile patrimonio, prettamente immateriale, per essere compreso dai visitatori necessita di un’interpretazione e di una presentazione particolarmente attente ed accurate. Le leggende riconducibili a luoghi specifici dovrebbero inoltre divenire parte integrante della loro presentazione (nel caso di Amalfi, si pensi alla Torre dello Ziro e alla chiesa della Madonna delle Grazie).
BIBLIOGRAFIA: assente. Sono state impiegate fonti orali